Il caso di Tessa

Team clinico-legale

Avvocato: Luigi Migliaccio

Studenti: Emanuela Ippolito, Ilaria Riccardo, Carmen Rivetti, Anna Chiara Carmellino, Maria Lourdes De mizio, Iris Gialone, Francesca Beffi

Storia

Tessa è nata in Germania ma non possiede un atto di nascita. È arrivata in Italia da piccola con la madre e ha sempre vissuto nell’insediamento rom di Giugliano in Campania. Ha un codice fiscale italiano (scaduto), alcuni documenti scolastici e le sono state rilevate le impronte dattiloscopiche durante alcuni sgomberi. Vive con il compagno (cittadino bosniaco con permesso di soggiorno) e i loro cinque figli, tutti nati in Italia, tre dei quali frequentano la scuola. Non ha i requisiti per richiedere né la cittadinanza italiana né quella tedesca.

Contesto

Tessa vive con la famiglia in un piccolo furgoncino, isolato dal campo e dalla strada, accanto a una fabbrica inquinante. L’assenza di servizi igienici è rimpiazzata da una capanna di fortuna; per lavare i bambini usano un cassonetto riempito d’acqua. Nonostante le condizioni estreme, Tessa dimostra grande amore per i figli e il desiderio che possano avere una vita migliore.

Azioni intraprese

La clinica legale ha conosciuto Tessa e la sua famiglia nell’ambito della prima giornata di intervento presso l’insediamento rom di Giugliano, assieme a Katia e Tommaso, nel maggio 2024. Il team ha avviato il lavoro contattando il consolato bosniaco per verificare un’eventuale iscrizione nel registro dei cittadini. Il consolato ha successivamente riferito, in maniera informale, che Tessa non risulta tra i cittadini. L’attestazione consolare, sebbene pagata, non è mai stata ricevuta. È stato quindi presentato un ricorso per il riconoscimento dello status di apolide e un’istanza cautelare ex art 700 c.p.c. per un permesso di soggiorno in attesa della definizione del procedimento. L’intervento della clinica legale è stato essenziale per avviare il riconoscimento dello status di apolide per Tessa e per informare la famiglia sulla possibilità di ottenere la cittadinanza bosniaca per i figli (non essendo possibile richiedere quella italiana). Le iniziative intraprese hanno contribuito a rafforzare la sicurezza giuridica e sociale della famiglia e a favorire l’accesso ai diritti fondamentali, come vaccinazioni e scuola. Si auspica che queste azioni rappresentino l’inizio di un percorso verso una vita dignitosa.