Team clinico-legale
Avvocato: Luigi Migliaccio
Studenti: Maria Lourdes De mizio, Iris Gialone, Francesca Beffi
Storia
Milos è un uomo nato nel 1937 in Marocco in un contesto rurale berbero. Dopo la guerra d’indipendenza algerina, Milos si trasferì in Algeria nel 1962 e vi lavorò come autista per sette anni. Nel 1969, ottenne un passaporto marocchino a Orano e tornò in Marocco ma un incontro casuale con un venditore ambulante lo portò in Italia, dove iniziò a lavorare nel commercio di tappeti. Ottenne un contratto a tempo indeterminato e, successivamente, si stabilì prima in Toscana, poi in Calabria, dove conobbe una donna italiana con cui si sposò nel 1974 a Napoli. Dopo 15 anni di matrimonio, la moglie lo lasciò, causando una profonda crisi personale ed economica. Senza figli né più legami familiari in Marocco, Milos ha vissuto in varie città, svolgendo diversi lavori, e infine si è trasferito a Napoli, dove ha vissuto in condizioni di forte marginalità. Non ha mai avuto problemi con la giustizia e non è mai tornato in Marocco, dove non ha più parenti. Col tempo ha trovato sostegno nella comunità e in due amici, Emilia e Louis, che oggi considera la sua famiglia. Attualmente non possiede documenti validi: l’unico passaporto rilasciato negli anni ’70 è andato perduto, e un tentativo di rinnovo all’ambasciata marocchina a Roma si è concluso con un commento ironico sul re che potrebbe aver compromesso ogni possibilità di contatto con le autorità marocchine. In Marocco, offendere il re è reato di lesa maestà e comporta pene gravi. Per questi motivi, e vista la sua condizione di apolidia de facto, è stato presentato un ricorso per ottenere un permesso di soggiorno per apolidia e un’istanza cautelare per ottenere un permesso temporaneo in attesa della decisione.
Contesto
Il racconto di Milos offre uno spaccato delle dinamiche sociali e culturali che hanno segnato la sua vita. La figura autoritaria del padre riflette una struttura familiare patriarcale e rigida, in cui le aspettative religiose e culturali limitano le scelte individuali. Milos, di origine berbera, appartiene a una minoranza etnica spesso marginalizzata rispetto alla maggioranza araba, e ha dovuto affrontare ostacoli nel preservare la propria identità. Cresciuto in un contesto rurale con poche opportunità educative, aspirava a ricevere un’istruzione francese per migliorare la sua condizione ma si è scontrato con l’opposizione familiare. La migrazione in Algeria e poi in Italia è stata una via di fuga e una strategia per cercare un futuro migliore. A Napoli, pur vivendo momenti di solitudine, ha trovato sostegno nella comunità, mostrando quanto siano cruciali le reti sociali per chi si trova in condizioni di vulnerabilità. La sua storia costituisce una grande testimonianza della repressione della libertà di espressione in Marocco, dove criticare la monarchia può avere gravi conseguenze penali. Lo scherzo di Milos sul re evidenzia i rischi connessi a questo contesto politico e le tensioni che attraversano la società marocchina.
Azioni intraprese
La situazione giuridica di Milos evidenzia una condizione di apolidia conclamata, aggravata da una totale assenza di documentazione personale e storica: non risulta mai registrato anagraficamente in Marocco e ha perso ogni documento di identità valido. A questo si aggiunge un rischio concreto legato alla libertà di espressione, emerso in seguito a un episodio avvenuto presso l’ambasciata marocchina, che rafforza la sua non espellibilità ai sensi dell’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione. I criteri previsti dalla Convenzione del 1954 sullo status degli apolidi risultano pienamente soddisfatti: Milos è privo di cittadinanza e si trova nell’impossibilità oggettiva e legale di acquisirne una. A ciò si affianca un forte radicamento sul territorio italiano, testimoniato dalla sua lunga permanenza, dall’integrazione sociale e da un matrimonio contratto con una cittadina italiana. Tali elementi rafforzano l’interesse alla stabilizzazione giuridica della sua posizione. Dal punto di vista della sicurezza personale, la strategia legale adottata dalla Clinica ha evitato il rischio di un rimpatrio verso un Paese in cui Milos potrebbe essere oggetto di persecuzioni. È stato inoltre valorizzato il ruolo delle reti sociali informali che lo supportano nella vita quotidiana, garantendogli un minimo di dignità e sostegno affettivo. Fondamentale è stato il ripristino dell’accesso alla giustizia: la consulenza legale fornita ha consentito di riattivare un percorso giuridico rimasto interrotto per decenni, restituendo centralità alla sua storia e ai suoi diritti fondamentali. In data 27 febbraio 2025, la XIII Sezione Civile del Tribunale di Napoli ha accolto l’istanza cautelare, disponendo il rilascio di un permesso di soggiorno provvisorio in attesa della definizione del giudizio, segnando così un primo passo verso il riconoscimento formale del suo status.