Il caso di Daniela

Team clinico-legale

Avvocato: Luigi Migliaccio

Studenti: Alessia Chiaiese, Gea Scolavino Vella, Claudia Strazzulli, Rossella Viggiano, Maria Lourdes De mizio, Alessandra D’Elia, Anastasia Riabushko, Emanuela Ippolito, Ilaria Riccardo, Carmen Rivetti, Anna Chiara Carmellino

Storia

Daniela è nata a Napoli nel 2000. Attualmente vive nel campo rom di Scampia insieme al compagno, Ernesto, e alle due figlie, di 2 e 5 anni, una nata a Rovigo e l’altra a Giugliano (entrambe riconosciute dalla madre). Le due bambine hanno cognomi diversi, in quanto una di loro è stata riconosciuta dal padre, mentre l’altra è stata riconosciuta dal fratello di Ernesto che, essendo detenuto, non poteva riconoscere la figlia. La coppia ha avuto una terza figlia, nata prematura all’ospedale Santobono di Napoli, che è deceduta; secondo la versione dei genitori, la morte sarebbe stata causata da negligenza medica. Le figlie sono vaccinate e frequentano regolarmente la scuola (Istituto Ilaria Alpi). Daniela ha frequentato l’Istituto Ilaria Alpi di Scampia fino alla seconda media. Non ha mai lasciato l’Italia. I nonni materni sono serbi e vivono a Rovigo, in Veneto; la madre, invece, si è rivolta all’ambasciata della Macedonia del Nord (poiché nata in una città che oggi si trova in territorio macedone), che ha accertato la sua assenza dai registri dei cittadini macedoni. Con il padre non ha alcun tipo di contatto e non sa se fosse in possesso di documenti. Non è mai entrata in contatto con le autorità italiane. Non ha precedenti penali e non è mai stata fotosegnalata. I suoi genitori hanno dichiarato la sua presenza in Italia, probabilmente in occasione di un censimento di cui non ricorda l’anno. Non risulta iscritta nel registro dei cittadini serbi.

Contesto

Daniela e la sua famiglia vivono in una situazione di estrema fragilità abitativa, all’interno di una roulotte piccola e sovraffollata, collocata nell’insediamento rom di Scampia. L’area è priva di servizi essenziali come bagni funzionanti, un sistema adeguato di raccolta dei rifiuti e accesso garantito ad acqua potabile sicura. Le condizioni ambientali risultano particolarmente critiche: l’insediamento è invaso da rifiuti, permeato da odori nauseanti, caratterizzato da fango persistente al suolo e dalla presenza di impianti elettrici potenzialmente pericolosi. Il campo è frequentemente oggetto di stigmatizzazione e di azioni di tipo repressivo, a discapito di interventi volti all’inclusione, contribuendo a una condizione di esclusione sociale strutturale e prolungata. Ciononostante, la famiglia si adopera per assicurare alle figlie la frequenza scolastica, che avviene con regolarità.

Azioni Intraprese

Il team clinico ha svolto un primo colloquio con Daniela, senza la presenza dell’avvocato, in occasione di una serie di interviste condotte presso il campo rom. Successivamente, è stata nuovamente ascoltata alla presenza dell’avv. Migliaccio e, in tale occasione, ha sottoscritto la procura per il conferimento dell’incarico legale. Ci si è poi recati, insieme all’avv. Migliaccio, presso il Consolato della Repubblica di Serbia a Roma. In quell’occasione è emersa l’assenza di Daniela dai registri dei cittadini serbi. Nel caso di Daniela, ricostruirne la storia personale si è rivelato particolarmente complesso, a causa della sua iniziale diffidenza e della reticenza nel fornire informazioni dettagliate necessarie alla redazione del ricorso. Con il supporto dell’avv. Migliaccio, la clinica è riuscita a contattare il comune di nascita delle figlie, il comune di residenza e l’istituto scolastico frequentato dall’assistita, ottenendo la documentazione necessaria. Il ricorso è stato redatto e revisionato dall’avvocato, ed infine depositato nel marzo 2024. Attualmente siamo in attesa della prima udienza.