Il caso di Vaiana e delle tre bambine

Team clinico-legale

Avvocato: Luigi Migliaccio

Studenti: Renato Ianniello, Alessia Chiaiese, Veronica De Martino, Emanuela Ippolito, Maria Lourdes De mizio, Iris Gialone, Francesca Beffi

Storia

Vaiana è una donna di origine serba nata a Loznica (Repubblica di Serbia) ed è madre di tre bambine – Patrizia, Barbara e Jessica – tutte nate a Napoli. Vive da decenni in Italia, dove è arrivata all’età di 3-4 anni, e attualmente risiede nell’insediamento rom di Scampia (NA), una delle aree più marginalizzate sotto il profilo socio-economico. Vaiana non ha mai acquisito la cittadinanza serba né altra nazionalità e non è mai stata in possesso di documenti d’identità validi, versando tuttora in una condizione di totale invisibilità. La mancanza di status giuridico compromette gravemente la possibilità di accesso ai diritti fondamentali, alla sicurezza personale e a servizi di base, come il lavoro regolare, la sanità e l’istruzione per sé e per le figlie. La sua condizione, unita ad un contesto familiare e culturale difficile, espone la donna e le minori a una vulnerabilità strutturale e persistente.

Contesto

Vaiana vive in un ambiente segnato da povertà estrema, discriminazione e isolamento. Le tradizioni della comunità rom, in particolare la pratica secondo cui le donne sposate si distaccano dalla famiglia d’origine, hanno contribuito a ridurre le sue reti di sostegno. Sebbene mantenga qualche legame familiare, il supporto concreto è insufficiente e Vaiana si ritrova spesso sola nel farsi carico delle esigenze quotidiane sue e delle figlie. Un permesso di soggiorno per apolidia permetterebbe a Vaiana di ottenere protezione legale, accesso ai diritti fondamentali, stabilità abitativa e una maggiore possibilità di integrazione nella società italiana. Questo avrebbe effetti positivi anche sulla condizione delle figlie, che potrebbero beneficiare di un ambiente più sicuro, inclusivo e orientato alla costruzione di un futuro dignitoso.

Azioni intraprese

Per poter fornire tutela legale in senso ampio alle bambine, è stato innanzitutto necessario chiarire la posizione giuridica dei genitori. A seguito di una consultazione presso il Consolato serbo a Roma, è stato rilasciato un documento che attesta la possibilità, per Vaiana, di ottenere il passaporto serbo. Tuttavia, nel medesimo documento non si fa espressamente riferimento alla sua iscrizione nel registro dei cittadini serbi. Di conseguenza, la sua cittadinanza serba può essere considerata solo come altamente probabile ma non formalmente accertata. Perché la signora possa regolarizzarsi e procedere con la richiesta del passaporto, ha incontrato diverse difficoltà procedurali. Infatti, nella dichiarazione consolare ricevuta in data 3 gennaio 2024, si rinvia all’articolo 30, che stabilisce quanto segue:
“Insieme alla richiesta di rilascio del passaporto è necessario presentare la carta d’identità della Repubblica di Serbia in corso di validità. Inoltre, nel caso in cui la richiesta venga presentata presso una rappresentanza diplomatica o consolare della Repubblica di Serbia, è necessario esibire un documento valido che consenta di accertare l’identità in modo attendibile.” Da tale prescrizione emerge chiaramente un problema di identificazione: la signora, trovandosi in una condizione di apolidia di fatto, dovrebbe prima ottenere una carta d’identità per poter successivamente presentare la domanda di passaporto. Per tali motivi, si è reso necessario monitorare costantemente il caso dell’assistita. In virtù di ciò, è stata avviata un’indagine normativa condotta attraverso un’analisi approfondita della Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Serbia. Da tale indagine sono emersi dubbi interpretativi: contrariamente a quanto inizialmente comunicato telefonicamente dalle autorità consolari – secondo cui sarebbe stato necessario un rientro in Serbia per ottenere la carta d’identità – la normativa serba prevede la possibilità di richiedere tale documento anche tramite i consolati all’estero. Alla luce di queste incongruenze, abbiamo nuovamente contattato il Consolato serbo. Tuttavia, non abbiamo ancora ricevuto un riscontro formale e documentato. In via informale, è stato riferito che Vaiana non può richiedere una carta d’identità, ma esclusivamente un passaporto. La richiesta di passaporto può essere presentata presso l’autorità consolare ma solo alla presenza di due testimoni in grado di garantire l’attendibilità dell’identità della richiedente. Si aggiunge inoltre che, fino al mese di maggio 2025, la Clinica ha ricevuto dalla signora comunicazione dell’impossibilità di recarsi a Roma a causa della grave situazione di indigenza economica in cui versa. Tale circostanza rende evidente la necessità di individuare soluzioni concrete per supportare l’assistita nel compimento di questo viaggio, che rappresenta per lei non solo un adempimento formale, ma anche l’avvio di un percorso di riconoscimento e dignità, segnando simbolicamente l’inizio di una nuova fase della sua vita.